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giovedì 5 novembre 2009

I relitti in Calabria sono più di uno

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I relitti in Calabria sono più di uno

Enzo Mangini

In attesa della risposta del governo alla lettera del Wwf sulle incongruenze dei rilevamenti effettuati dal ministero dell'ambiente rispetto a quelli della Regione Calabria, nuovi elementi portano a sospettare che le navi a perdere davanti le coste calabresi siano più di una.

Tutt’altro che chiuso, il caso Cetraro continua a riservare sorprese. E’ oggi il quotidiano La Repubblica a rivelare che le navi inabissate davanti le coste tirreniche calabresi potrebbero essere più di una, forse tre. Secondo il quotidano, infatti, il verbale di una riunione della commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, risalente al 24 gennaio 2006, contiene la deposizione del pubblico ministero Franco Greco, allora titolare dell’inchiesta sul relitto di Cetraro. Nell’audizione, Greco rivela che i relitti sospetti sarebbero almeno tre. Secondo Greco, a 680 metri di profondità, in un punto però imprecisato – stando agli stralci del verbale della riunione della commissione – è stato rilevato un «corpo estraneo» lungo circa 126 metri. Una seconda nave, lunga tra gli 88 e i 108 metri e larga tra 15 e 20 metri, sarebbe stata individuata in un altro punto, a 380 metri di profondità. Attorno a questo secondo relitto, ci sarebbe un «alone» di alcune centinaia di metri quadrati, che farebbe pensare a una fuoriuscita del carico stivato nella nave.
Secondo i verbali pubblicati in parte da Repubblica, Greco avrebbe chiesto alla Capitaneria di Porto se ci fossero relitti in quella zona e dalla verifica dei dati sarebbe emerso che, oltre a un relitto identificato, inabissato più a nord della zona interessata alle ricerche, ci sarebbe un altro relitto, forse quello di una nave, la Federico II, affondata nel 1920. Secondo Greco, questo relitto sarebbe coperto da «segreto militare». La Federico II è stata registrata dalle mappe nautiche a partire dal 1993, un anno dopo il presunto affondamento della «Cunsky» confessato dal pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti, le cui ammissioni hanno fatto sollevare il coperchio sulla vicenda delle navi a perdere dopo molti anni di silenzi ed omissioni. In quella zona, attorno al relitto della presunta Federico II, la Capitaneria di Porto di Cetraro ha vietato la pesca per un anno, dopo che le analisi condotte sul pesce avevano riscontrato concentrazioni anomale di metalli pesanti.
Questo divieto di pesca avrebbe dovuto essere accompagnato da altre analisi, di cui però, finora, si sono perse le tracce.
La deposizione di Greco davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, oltre alle notizie in sé, fa sorgere almeno un altro interrogativo: perché l’inchiesta, nel 2006, così come negli anni precedenti non è stata portata avanti?
E’ esattamente il tipo di comportamento omissivo da parte di alcuni pezzi dello stato che il Wwf e molte altre associazioni ambientaliste e sociali hanno denunciato fin dalla metà degli anni novanta, quando iniziarono ad accumularsi le prime prove dell’esistenza di un traffico di rifiuti tossici e pericolosi attorno alle coste calabresi. E’ esattamente il tipo di comportamento omissivo che il Wwf sospetta possa ripetersi. Ad alimentare il sospesto è la fretta con cui la ministra dell’ambiente Stefania Prestigiacomo e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso hanno dichiarato «chiuso» il caso Cetraro, pochi giorni fa, affermando che il relitto individuato dalle sonde inviate dalla Regione Calabria su indicazione della Procura di Paola [Cs] era quello della motonave Catania, affondata nel 1916 da un sottomarino tedesco. Lunedì il Wwf ha scritto alla ministra Prestigiacomo e al procuratore Grasso per chiedere conto di un’anomalia dei rilevamenti: il punto in cui si è immersa la sonda del ministero non è lo stesso della sonda della Regione Calabria. Tra i due punti, c’è una distanza di circa 6,5 chilometri. Il Catania, insomma, non è la nave vista dalle sonde della Regione. Il Wwf ha chiesto una perizia pubblica sui due filmati, quello registrato dalle sonde della Regione Calabria e quello del ministero, per confrontarli e capire se si riferiscano alla stessa nave. Governo e procura nazionale antimafia ancora non hanno risposto.

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