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mercoledì 22 febbraio 2012

Condanna Eternit


 Nella foto 
i tetti dello stabilimento di Casale Monferrato della Eternit in una scena dal documentario "Indistruttibile" di Michele Citoni

Dopo la condanna Eternit
 

ancora 57 aree da bonificare

 

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Caricato da  

 

 

 Risarcimenti complessivi per 100 milioni di euro circa

"Una sentenza storica non solo per l'Italia", la ha definita il ministro della Salute Renato Balduzzi. Condanna a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissione dolosa di misure infortunistiche per i manager della Eternit, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni. Oltre 2100 i morti e 800 gli ammalati per l'amianto. Ma c'è ancora molto da fare




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Clini: Condanna Eternit giusta e inevitabile

Ora completare la mappatura dei siti a rischio amianto


Clini2La condanna dell’Eternit è giusta ed era inevitabile.
Il problema vero oggi in Italia e che, nonostante l’impegno del Ministero dell’ambiente in questo campo e le ingenti risorse impiegate (circa 50 milioni di euro solo nelle aree industriali più inquinati, i cosiddetti SIN, Siti di interesse Nazionale), non abbiamo ancora una mappatura completa dei siti che devono essere risanati per l’inquinamento da amianto. Si tratta di decine di migliaia di realtà, dalle più piccole alle più grandi, e per le quali il monitoraggio avviato con le Regioni non è stato ancora concluso.
Speriamo che la sentenza su Casale Monferrato faccia da battistrada e da stimolo per consentire una piena e completa conoscenza del problema a livello nazionale e per avviare un serio, organico programma di bonifiche.
Corrado Clini


 TORINO
La sentenza Eternit solleva il problema inquinamento e bonifiche, non solo per l'amianto. Infatti in Italia, secondo gli ultimi dati, sono 57 le aree da risanare, i Sin (ovvero siti di interesse nazionale). Inoltre è pari a 2,2 miliardi di euro l'importo stanziato dal ministero dell'Ambiente dal 2001 a oggi destinati agli interventi pubblici o di interesse pubblico. I privati sono tenuti a intervenire con propri investimenti. Su circa 20 Sin il ministero ha concluso la sua parte di attività, ma l'azione non è finita. Per legge (decreto 152 del 2006) la competenza è passata a Province e Arpa.
Ecco la situazione:
AREE PERIMETRATE: Pari a circa 500mila ettari le aree a terra perimetrate. Corrispondono a poco meno del 2% del territorio nazionale. Pari a circa 90mila ettari la perimetrazione delle aree a mare.
TIPOLOGIA PRINCIPALI AREE DA BONIFICARE:
- Marghera: polo industriale
- Napoli orientale: ex raffineria Mobil
- Gela: petrolchimico Eni
- Priolo: petrolchimico Eni-ex Esso-Isab-Lukoil
- Manfredonia: polo chimico
- Brindisi: petrolchimico e 2 centrali elettriche a carbone
- Taranto: acciaieria Ilva e raffineria Eni
- Cengio (Savona): ex Acna (industrie chimiche)
- Piombino: siderugia -Massa e Carrara: siderurgia e amianto
- Casale Monferrato: amianto
- Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano: cimitero di rifiuti della camorra
- Pitelli (La Spezia): discarica rifiuti a ridosso dell'arsenale della marina militare
- Balangero (Torino): miniera di amianto e discarica di altri tossici nocivi
- Pieve Vergonte (Val d'Ossola): vecchia chimica
- Sesto San Giovanni: siderurgia
- Pioltello Rodano: ex Sisas (acetilene e derivati; discarica cancerogena di circa cinquant'anni fa)
- Napoli Bagnoli: acciaieria dismessa e stabilimento Eternit.

 . Altroconsumo - Free mini stereo .


"I nostri morti non sono di serie B"

Sui forum la protesta dei parenti
delle vittime di Napoli e Rubiera
«Per noi quel reato è prescritto»


 Una sentenza che per tante vittime significa giustizia, sia pure tardiva, ma che per altre ha il sapore amaro della beffa. Così viene vissuto il verdetto del Tribunale di Torino che ieri condannando a pesanti pene i vertici della Eternit per i decessi degli operai dello stabilimento di Casale Monferrato, ha dichiarato invece la prescrizione dei reati relativi alle fabbriche di Rubiera e di Bagnoli.

Per chi si è ammalato o ha vissuto il dolore per la perdita di un genitore o di un marito è assai difficile accettare l’idea che ad alcune vittime vengano riconosciuti i loro diritti e ad altre no, nè le spiegazioni di carattere giuridico inducono alla rassegnazione. «Non possono esistere morti di serie A e di serie B, morti di Casale e morti di Bagnoli», si legge in un Forum dedicato al processo Eternit.

Non sa nascondere la rabbia Attilia Cardella, 73 anni, che nello stabilimento napoletano ha lavorato dal 1955 al 1983. Orfana di guerra, era stata assunta quando aveva appena 16 anni. Nel 1978 si ammalò di asbestosi: «Prescrizione? e che significa questa parola? io so solo che le vite di noi di Bagnoli e le vite degli operai di Casale valgono allo stesso modo. Siamo anche noi poveri cristiani: non è una questione di risarcimenti, vorrei solo che si facesse giustizia. Dico giustizia». I suoi ricordi sono vividi e dolorosi: «Si lavorava solo con i guanti per evitare di ferirci alle mani, ma la polvere era dappertutto. E si alzava anche se solo si camminava nel reparto. Negli ultimi anni abbiamo utilizzato le mascherine». «Ogni tanto - aggiunge - so di qualcuno che ci ha lasciati, nello stabilimento eravamo oltre 1200. E proprio per questo noi abbiamo il dovere di non arrenderci. Contro l’amianto killer non c’è alcuna prescrizione che tenga».

Carlo Finardi ha 88 anni e ricorda ancora con commozione il giorno in cui entrò nello stabilimento di Bagnoli. «Alla selezione si presentarono in 10 ma fummo assunti in due. Si lavora su due turni: dalle 6 alle 14 e dalle 14 alle 2. E io da Bacoli ogni giorno raggiungevo lo stabilimento in sella ad un bicicletta». Si è ammalato di asbestosi: «Fatemi capire una cosa: perchè si è deciso in questo modo? E che significa?». Carlo è in pensione dal febbraio 1982: «La malattia, gli anni, ora faccio fatica a camminare. Ora di tanto in tanto, devo far ricorso all’ossigeno». Comunque è diffuso il convincimento che sulla vicenda non sia stata pronunciata la parola fine. «Non è corretto dire che il tribunale di Torino ha imposto la prescrizione per tutte le vittime di Rubiera. La prescrizione è stata riconosciuta solo per alcuni periodi, ecco perchè alcune richieste di risarcimento sono passate e altre no», ha spiegato l’avvocato Ernesto D’Andrea, che rappresenta la Provincia di Reggio Emilia e 45 famiglie delle vittime reggiane che lavoravano nello stabilimento Icar (poi diventato Eternit) di Rubiera. Annuncia battaglia sul piano legale anche la Cgil Campania. «Per la parte che riguarda Bagnoli decidiamo di ricorrere in appello, previa valutazione attenta dei motivi a sostegno del ricorso. Il filo rosso di una storia drammatica che univa e unisce le realtà territoriali, le loro storie e le loro ansie continuerà a motivare il prosieguo delle battaglie per più giustizia, più bonifica, più ricerca».


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