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martedì 9 ottobre 2012

Usa: parte anche Occupy farms

 

Usa: parte anche Occupy farms


Non c’è mai stata una rivoluzione senza una riforma agraria; è questo il principio su cui si poggia Occupy Farms (Of), nato sull’onda lunga newyorkese delle tende di Occupy Wall Street (…). Of nasce alla fine del 2011 come azione collettiva di servizio, quando i contadini del New England hanno cominciato a fornire agli occupanti di Wall Street cibo e sostegno; si è creato qualcosa che va oltre slowfood, oltre l’agricoltura biologica a chilometri zero, oltre le vacanze in campagna e oltre la sagra di paese, qualcosa che ha unito tutto questo e che oggi produce reddito e sosteniblità.
Of è una relazione dunque, una relazione tra chi occupa il suolo pubblico delle città e chi occupa la terra per lavorarla, per renderla viva; non stiamo parlando di contadini con zappa e vanga, o almeno non solo: parliamo di persone schiacciate nella loro attività dall’economia di mercato e dalla grande distribuzione, ma che grazie ad Of hanno dimostrato che lavorando la terra si può non solo sopravvivere, ma anche prosperare al di fuori dell’attuale sistema socio-economico: nessun sistema alimentare può sopravvivere se il profitto è prioritario alle necessità umane.
La ricerca di un mondo abbondante e sostenibile (…) la priorità non è più il desiderio ma la necessità delle persone. «Apprezziamo più l’acqua, la terra e l’aria più delle banconote della Federal Reserve – spiegano sul sito web di Occupy Farms – trasparenza, cooperazione, sostenibilità e reddito (non profitto) i valori fondanti.. Il nostro obiettivo è generare reddito e flussi economici per le comunità locali che ci circondano; chiediamo un clima positivo di uguaglianza, accettazione e convivenza civile tra tutte le persone….».

La formazione delle comunità locali sull’agricoltura sostenibile, che contribuisce a stabilire chiaramente la sovranità alimentare della comunità stessa, sono alla base delle occupazione delle fattorie, azioni che vogliono dichiaratamente creare gruppi di lavoro in fattoria e non occupazioni fini a se stesse.
L’iniziativa è esplosa come una bomba ad orologeria, dalla costa est degli Stati uniti si è propagata lungo la linea atlantica per sbucare addirittura dall’altra parte, in California (l’esempio di Occupy Farms più importante): il 22 aprile duecento attivisti hanno occupando il tratto di Gil, un appezzamento agricolo ad Albany in uso dall’Università della California Berkeley come laboratorio a cielo aperto; quello che sarebbe dovuto essere, nelle intenzioni dell’Università e di diverse Ong e attivisti, un punto di riferimento per l’agricoltura sostenibile, è diventato tuttavia il chiaro esempio dello sviluppo esclusivamente commerciale del suolo pubblico.
Compostaggio dei rifiuti, riciclo e riuso, colture locali, sfruttamento delle risorse naturali e cooperazione, l’occupazione è stata tuttavia osteggiata dall’Università stessa che ha visto in pericolo i finanziamenti per la ricerca.
Of tuttavia non è un banale movimento pirata che colpisce, lavora e scompare, ma un movimento che intende riavvicinare l’uomo alla natura, rendendo i concetti di sovranità alimentare e sostenibilità agricola e rifiutando l’attuale modello, che sfrutta intensamente le colture perseguendo la logica del profitto più feudale possibile (fonte Ecoblog.it).


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